WE ARE LEGION: THE STORY OF THE HACKTIVISTS (Le origini di Anonymous)-Documentario di Brian Knappenb
- Annamaria Niccoli
- 21 apr 2019
- Tempo di lettura: 2 min
WE ARE LEGION: THE STORY OF THE HACKTIVISTS (Le origini di Anonymous)-Documentario (di Annamaria Niccoli)
«Anonymous è un fenomeno completamente nuovo, malgrado diversi suoi singoli elementi non lo siano. La pirateria informatica ad esempio non è una novità, e il cosiddetto “hacktivism” non è esclusiva di Anonymous. Nel film trattiamo gli esempi di predecessori come Cult of the Dead Cow e Electronic Disturbance Theater, alcuni dei primi gruppi a mettere a punto e praticare la disobbedienza civile elettronica. Anche l’aspetto beffardo non è inedito, ci sono sempre stati giullari e provocatori mascherati, in particolare in momenti di conflitto e cambiamento. Ma combinate quegli elementi con un gruppo di persone in gran parte cresciuto sulla rete, la massa critica di individui che nel corso degli ultimi 10 anni ha sviluppato dimestichezza con la comunicazione on-line, l’avanzamento della tecnologia (compresi nuovi strumenti come Twitter), la perdita di privacy e il vertiginoso incremento della sorveglianza e delle intrusioni nelle nostre vite dopo l’11 settembre. Questo scenario ci fa capire le condizioni che hanno creato Anonymous. Non sappiamo dove stiano andando, ma sappiamo per certo ormai che un gruppo senza centralità e leader è stato capace di unirsi in modo straordinariamente coeso, potente ed efficace». DICHIARAZIONE DEL REGISTA – Brian Knappenberger:
“WE ARE LEGION: THE STORY OF THE HACKTIVISTS” è un documentario scritto è diretto da Brian Knappernberger. Il gruppo di Anonymous nato nel 2003, viene presentato come un collettivo radicale “hacktivist”, da molti definiti come dei terroristi dal web. È un gruppo che rifiuta la propria identità, odia le gerarchie, la cui regola principale è la disobbedienza civile ai tempi di internet, protettori della libertà di parola, libertà individuale della persona di muoversi liberamente su internet e protettori della privacy personale. Anonymous si muove molto su internet, qualche volta essere utile si materializza, ovvero le persone che si identificano in questo gruppo portano una maschera, che è quella di Guy Fawekes (militare e cospiratore cattolico inglese, morto il 31 gennaio 1606). Il documentario presenta le origini del collettivo, nato come un forum sul web dove i vari utenti in forma strettamente anonima si prendevano in giro fra di loro. Il film ricorda i gruppi progenitori come Cult of the Dead, che e siti di riferimento come 4change, che viene citato più volte. Il documentario può essere definito come un’opera di informazione, che però ha ascoltato solo le voci dal gruppo, che racconta le azioni del gruppo, tralasciando di approfondire l’aspetto ideologico del gruppo. Anonymous un gruppo goliardico che in breve tempo si trasforma in un collettivo politico che nel tempo porterà ad azioni eclatanti di hackeraggio in tutto il mondo, verso i “grandi” del mondo, che li porteranno e ad essere definiti dei veri criminali. diversi attivisti verranno arrestati e condannati al carcere, in particolar modo negli Stati Uniti. Ad Anonimus, dal 2006 al 2012, sono da attribuirsi o ricondicibili a loro: Progetto Scientology, Giorno del porno di YouTube, Wikileaks, Zimbabwe, Operazione Tunisia, Attacco a Fine Gael, Operation Egypt, Attacco ad Enel in Guatemala, Attacco all’Agcom, Attacco al WallStreetJournal, Operazione Sony.
“WE ARE LEGION: THE STORY OF THE HACKTIVISTS” è un buon documentario piacevole da vedere, che può portare ad aprire discussione con amici o approfondimenti sull’argomento Anonymus (dal 2012 in poi). Molte le testimonianze di attivisti, avrei voluto ascoltare altre interviste, da parte delle “vittime”.
«[Anonymous è] la prima coscienza cosmica basata su Internet, Anonymous è un gruppo, nello stesso senso in cui uno stormo di uccelli è un gruppo. Come si fa a sapere che è un gruppo? Perché viaggiano nella stessa direzione. In qualsiasi momento, più uccelli possono unirsi, lasciare lo stormo o staccarsi completamente verso un’altra direzione.» (Chris Landers, Baltimore City Paper, 2 aprile 2008)
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