“20 SIGARETTE”
- Annamaria Niccoli
- 20 ott 2019
- Tempo di lettura: 2 min
“20 SIGARETTE” (2010) (di Annamaria Niccoli)

“20 SIGARETTE” film di Aureliano Amodei; Con Vinicio Marchioni e Giorgio Colangeli, rispettivamente nei ruoli del regista Amodei e del regista Stefano Rolla, civile italiano deceduto nell’attentato di Nassiriya. Voglio ricordare che nell’attentato morirono 28 morti persone, 19 italiani e 9 iracheni. “20 sigarette e il frutto di una lunga elaborazione dell’esperienza più atroce della mia vita, nel tentativo di trarne qualcosa di costruttivo. Una tale elaborazione comprende tutti gli aspetti dell’esistenza e mi spinge a raccontare, oltre all’attentato in sé, la persona che ero prima, la persona che sono ora, l’umanità che ho incontrato in questa avventura, i sentimenti. Sì, perché si tratta di un film di sentimenti, più che di guerra.”….”Ho trascorso solo poche ore in Iraq, Giusto il tempo di fumare un pacchetto di sigarette. ma dell’attentato e dei minuti di terrore che ne sono seguiti ricordo ogni singolo fotogramma e ho scelto di non risparmiare nulla allo spettatore.” Aureliano Amodei è un giovane disoccupato, pieno di tanti sogni. Ama il cinema. È un ragazzo ideologicamente vicino ai centri sociali e fa filmmaker. Il regista Stefano Rolla ha in progetto di fare un film in Iraq. È amico della famiglia del giovane Amodei, e gli propone di fare l’assistente per il suo film. Purtroppo la sfortuna attente Amodei e Rolla, perché il 12 novembre del 2003 saranno vittime dell’attentato terroristico in Iraq. La storia del film è drammaticamente vera. La sceneggiatura del film scritta dallo stesso Amodei insieme a Francesco Trento, non vuole essere il racconto del tragico evento, ma solo il racconto visto da parte di un sopravvissuto, quindi nessuna esposizione politica pro o contro guerra. Il film che avrebbe dovuto essere un racconto drammatico, in realtà, alla visione dello spettatore si presenta come diviso nettamente in tre tronconi: commedia, tragedia, commedia, creando, secondo il mio parere, una discrasia nel artistico e storico del lavoro cinematografico di Amodei, senza in alcun modo sminuire tutta il dramma vissuto durante l’attentato, e il lungo ricovero trascorsi all’ospedale militare del Celio di Roma.
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