top of page

THE TRUMAN SHOW (1998)

  • Immagine del redattore: Annamaria Niccoli
    Annamaria Niccoli
  • 12 mag 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

di Annamaria Niccoli


(Fantascientifico-sociologico). Il film “The Truman Show” del 1998 per la regia di Peter Weir, prende spunto dal romanzo 1984 di George Orwel del 1948. Dal romanzo ne verrà estrapolato un primo film britannico “Il Grande Fratello” del 1984.   Nell’opera cinematografica americana del 1998, il personaggio principale è Truman Bunbank (Jim Carrey), nel romanzo è Wiston Smith. Nelle due opere i due protagonisti vengono “spiati” dalle telecamere 24 ore su 24, ma solo nel film il telespettatore sa che Truman vive osservato. Migliaia sono le telecamere a seguirli, le loro vite sono virtuali, gli amici, la famiglia è virtuale, ossia sono tutti degli attori. Dietro tutto questo vi è una regia , che nel romanzo rimarrà sconosciuta; nel film , solo alla fine, il “burattinaio” si farà vedere, il suo nome è Cristof. Le due opere  si presentarono sul mercato editoriale quando in realtà la moda dei Reality è all’inizio. Orwel nel suo romanzo analizza le problematiche che sarebbero potute sorgere nel creare un reality e portarlo alla visione del grande popolo tv, ma fa un’analisi cinica di chi avrebbe potuto essere l’ideale protagonista, ma anche quali sarebbero stati gli effetti collaterali, negativi, sul telespettatore. A distanza di anni dell’uscita in proiezione di “The Truman Show”, tanto criticati, riescano ancora ad andare in onda.

La domanda che viene spontanea è : Come mai il pubblico possa ancora appassionarsi sulle disgrazie umane?” Sarà che il Q.I. dei partecipanti a questi reality è così basso , che che conseguentemente il telespettatore si è adeguato a quel tipo d’intelligenza!  Procediamo con un’analisi politica: le due opere denunciano in tempi non sospetti, anzi anticipatori, quale sarebbe stata la pressione della pubblicità, le parole usate ad effetto, per coinvolgere e convincere il telespettatore, nel suo vivere quotidiano. George Orwel descrive il suo protagonista Wiston, come un uomo debole, che nel momento in cui scopre l’orrenda verità verità , di come ha vissuto per l’intera sua vita, non osa ribellarsi, preferisce rientrare nelle regole dettate dal “Grande Fratello”,; tutto per per paura di affrontare la vita reale a lui sconosciuta. Nella trasposizione cinematografica di Peter Weir, i toni sono più positivi; Il “Grande Fratello” si concretizza: Lui è il “deus ex machina” del reality, è Cristof. Truman, nel momento in cui scopre la verità, decide di porre fine  a tutta questa “messa in scena”, dove di vero era solo lui, non la sua famiglia, sua moglie, i suoi amici, sono tutti attori. La città in cui vive in realtà è tutto un grande set.

E’ un isolotto “Seahaven”, dove il mare, il cielo, i fenomeni atmosferici sono falsi. Da non dimenticare che Truman è stato il primo bambino adottato da un social network, come dichiarato da Cristof. Orwel sin dalle prime righe della sua lungimirante mette a nudo tutti i punti deboli l’essere umano, ed è solo il “Grande Fratello” a decidere quando e come e cosa mostrare al pubblico. Da non dimenticare che il “grande Fratello” viene mostrato come un grande gioco di società, dove è il pubblico ad eliminare il concorrente, certamente non in base alla bravura. Il vincitore per arrivare al traguardo userà strategie, tattiche, sarà sleale e porterà colpi bassi ai compagni d’avventura. Il reality mette in evidenza il lato peggiore dell’uomo, perchè in televisione ora conta solo l’immagine, non per quello che è interiormente o che professionalmente è. Il pubblico televisivo è divenuto superficiale, non sa più “leggere”, preferisce le cose immediate, come: lacrime, pietismo, risse, botte; più un reality è rissoso e più ha successo. Nella vita reale dinanzi a tutti questi eventi ci si ferma per pensare, nel reality tutto avviene in modo veloce, non si da il tempo di pensare, tutto è cronometrato, insomma tutto è studiato a tavolino. Mostrare tutti questi sentimenti negativi dell’uomo non hanno nulla di pedagogico, anzi psicologicamente per alcuni è distruttivo. Insultare pubblicamente, davanti a milioni di telespettatori, un concorrente è tanto deleterio, che il pubblico sarà a breve tempo assuefatto a ciò e pretenderà emozioni più forti, come lo “sciacallo” all’odore del sangue della sua preda! All’uscita di “The Truman Show” , dopo venti anni i reality continuano a spopolare, e a rendere ancor più virtuale la nostra vita ora si aggiungono i social network internet, che con i loro video in diretta stiamo diventando tutti dei Truman. Quando Cristof (colui che tutto osserva e tutto muove) si rende conto che Truman (True-Man, “vero-uomo) è divenuto ingestibile, tenta in tutti i modi di farlo desistere. Nota positiva del Regista Weir, Il protagonista decide di mettere fine a tutta questa “messa in scena”, va via. Le Luci del set si spengono, in regia nessuno osa proferire parola, i telespettatori di tutto il mondo esultano alla scelta del protagonista, perchè tutto ha un limite. Tutto ha un limite! L’uomo è sazio di inutili immagini, di dialoghi mediocri e volgari, pedagogicamente e psicologicamente diseducativi e destabilizzanti. Tutto il pubblico tv, e spero, web, dice FINE.

“Casomai  non vi rivedessi…buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!” “The Truman Show”  venne realizzato non un baget di 60 milioni di dollari e guadagnò l’anno successivo 240 milioni di dollari.  Le riprese iniziarono il 9 novembre 1996 e finirono il 21 aprile 1997; fu candidato a tre Premi Oscar nel 1999 e premiato con tre BAFTA e tre Golden Goble.

Comments


© 2023 by JACK SMITH PHOTOGRAPHY.

 Proudly created with Wix.com

  • cinguettio
  • Youtube
  • Instagram
  • Facebook Icona sociale
  • w-flickr
bottom of page