Nuova forma di schiavitù della Corea del Nord
- Annamaria Niccoli
- 11 ago 2018
- Tempo di lettura: 1 min
Nuova forma di schiavitù della Corea del Nord (di Annamaria Niccoli)
Nel 2017 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato nuove misure sanzionatorie nei confronti della Corea del nord. È stato deciso di bloccare tutte le esportazioni di prodotti minerari e tessili, una delle poche fonti di guadagno all’estero del regime coreano, tutto in conseguenza del nuovo programma nucleare portato avanti da Kim Jong-Un. Il dittatore ha beffato le sanzioni ONU, per far sì che l’arsenale bellico non venga smantellato, per accordi presi con gli Usa nel 2018, ha deciso che una nuova fonte di guadagno può essere il lavoro dei suoi cittadini all’estero. Secondo analisti europei è stato stabilito, secondo fonti ufficiali, che fra il 2017 e 18 sarebbero almeno 50-60.000 lavoratori nordcoreani a lavorare sotto forma di schiavitù, in alcuni paesi europei; altre fonti garantiscono che i lavoratori “schiavi” sarebbero molti di più. Una stima dei guadagni fatti dello Stato nordcoreano ammonterebbe tra mezzo miliardo e il miliardo e mezzo di dollari in rimessa (trasferimento unilaterale di denaro verso il paese di provenienza del lavoratore). I lavoratori sono costretti dal governo a lasciare la propria patria per lavorare all’estero. Il loro stipendio base dovrebbe essere fra i 300 e i 900 dollari, la patria ne preleva almeno il 70%; “Fondo di lealtà” 40%, assicurazioni e spese il 30%, ambasciata nordcoreana il 20%, solo il 10% rimane all’operaio, massimo 100 dollari, per un lavoro giornaliero di quasi 18-20 ore. Sì aggiungano su quel misero salario le tasse obbligatorie per il mantenimento delle Forze Armate. Dietro il rastrellamento degli stipendi degli operai è stato scoperto a Pyongyang l’ “ufficio 39“. Esso è un ufficio, fino al 2010 conosciuto da pochissimi. Specializzato nel rifornimento dei gerarchi del partito e lo stesso dittatore di beni di lusso come, alcool, droghe. L'”ufficio 39” dipende direttamente dagli ordini dal supremo leader. Sfruttamenti e minacce verso le persone violano le norme sulla dichiarazione dei diritti universali dell’uomo: “ogni individuo ha diritto a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro”. Durante il primo anno di governo di Kim Jong i lavoratori inviati all’estero, sono passati da 36. 000 nel 2011 a 46 mila nel gennaio 2013. Le nazioni coinvolte in questa nuova forma di schiavitù sarebbero alcuni stati dell’ Europa, gli Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Libia, Malaysia, Mongolia, Myanmar, Myanmar, Oman, Polonia; al contrario altri Stati come la Repubblica Ceca e la Romania vietano l’ingresso dei lavoratori nordcoreani, perché non vogliono essere complici dello Stato dittatoriale coreano. Secondo le dichiarazioni del rifugiato, ex diplomatico a Londra, Thae Yong Ho, i lavoratori schiavi sarebbero almeno 150. 000 ed enormi sarebbero le quantità di denaro che entrerebbero nelle casse del governo coreano da parte dei paesi più industrializzati al mondo. Il diplomatico asserisce che tutti i soldi proveniente dall’estero, se investiti per bene, potrebbero far vivere il popolo coreano in condizioni economiche, sanitarie e alimentari più favorevoli. Le dichiarazioni dall’ex diplomatico sono state rilasciate alla BBC. Le dichiarazioni fatte dalla BBC nel suo reportage, prove raccolte in più di 2 anni di lavoro, garantisce che almeno la Cina, Russia, e Polonia sono gli stati a pieno titolo coinvolte nella tratta degli schiavi nordcoreani; In Polonia sono tutti operai o saldatori; in Russia sono quasi tutti impegnati nell’edilizia. Nel reportage della rivista norvegese “Josimar“, nel 2017 i lavoratori coreani impegnati erano 30 mila. Forse 110 operai nordcoreani sono stati usati per la costruzione dello stadio Zenit di San Pietroburgo, in occasione dei campionati mondiali di calcio. Agli operai è stato sequestrato il passaporto, perché non potessero fuggire in occidente, dormivano nei container’s. Uno scenario simile è si prospetterebbe nel Qatar, dove si stanno costruendo i nuovi stadi per i campionati mondiali di calcio del 2022. Marzuki Darusman, relatore dell’ ONU, dichiara che i lavoratori nordcoreani sono molti e in un numero molto preoccupante. Secondo il rapporto del Segretario di Stato, Rex Tillerson, in Cina “Le donne nordcoreane sono sottoposte a prostituzione, matrimonio e lavori forzati, in settori come l’agricoltura, i servizi domestici e in fabbrica”.”Secondo i media è una relazione fatta dell’ONU del 2015, i cittadini nordcoreani sono sottoposti al lavoro forzato in Cina dal governo nordcoreano, con la probabile complicità dei funzionari cinesi”. Se un lavoratore coreano dovesse cambiare idea e vuole ritornare in patria, immediatamente viene minacciato dalle guardie di essere rispedito indietro e mandato istantaneamente nei campi di lavoro forzato, lui e tutta la sua famiglia. Il rientro forzato in patria costerebbe molto allo Stato, quindi alle guardie viene consigliato di ucciderli sul posto, come: mettere del veleno nel cibo o invitare il lavoratore a suicidarsi. “Io non sto chiedendo di avere tutto il denaro che ho guadagnato ma almeno che non venga usato per lo sviluppo di armi nucleari o per condurre una vita sfarzosa ma che venga speso invece per il rifornimento di elettricità e di riso per la gente Questo sarebbe senza dubbio il dovere di un leader. Un dittatore che considera il suo popolo un mezzo per mantenere il proprio regime e schiavo per guadagnare soldi deve dimettersi più presto possibile” (un lavoratore della Corea del Nord).
foto 1: REUTERSKCNA
foto 2: 2017 Zenit e il nuovo stadio per i Mondiali 2018 AFP
foto 3: nationalturk-com
foto 4: telegraph-co-uk
foto 5: Asia Press North Korean Starving Soliders
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