“IL MINESTRONE” di Sergio Citti
- Annamaria Niccoli
- 11 ott 2017
- Tempo di lettura: 1 min
“IL MINESTRONE” di Sergio Citti (Annamaria Niccoli)
“Il Minestrone”, film del 1981, scritto da Sergio Citti e Vittorio Cerami, Prodotto dalla RAI, regia dello stesso Citti, partecipò alla 31° edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. Il film per esigenze di proiezione televisiva, venne diviso in tre episodi, per essere mandato poi in onda su RAI 1, nel gennaio del 1985. Fra gli attori principali vi sono: Ninetto Davoli, Franco Citti, Roberto Benigni e Giorgio Gaber. “Il minestrone” è il quinto lavoro cinematografico del regista romano, che ha amicizie nel mondo della cultura molto importanti, come Pier Paolo Pasolini, di cui è stato anche stretto collaboratore in tutti i film e in alcuni anche attore. Il tema del film è la fame, quella con la F maiuscola. L’opera di Citti può essere definita come una commedia grottesca e surreale dove i personaggi principali sono assurdi, accompagnano lo spettatore a vedere un’altra realtà. Due personaggi sono dei borgatari di Roma, il terzo, detto “il maestro” è toscano. I tre uomini sono alla costante ricerca di cibo e vanno vagabondando per e campagne toscane fino a giungere nella periferia toscana, perchè è lì, nella Capitale, che si può trovare più facilmente del cibo. Usano mille stratagemmi per pranzare e cenare a “scrocco” ai danni delle varie trattorie. Sergio Citti poggia e analizza tutta la trama del film sul bisogno primario dell’uomo, il cibo, elemento capace di sovvertire e mettere in discussione tutte le regole del vivere nella società e nella famiglia. Certamente molta influenza, di Pasolini, ha avuto su tutta la produzione del regista romano, anzi dal primo all’ultimo ciak del film è come se l’anima del poeta e regista, prematuramente scomparso, anche sono già passati già otto anni, l’anima di Pasolini è come se aleggiasse. I tre protagonisti: Roberto Benigni, Franco Citti, e Ninetto Davoli, i tre accattoni, per l’intero film, sola una volta riusciranno a mangiare a “scrocco”, ai danni di un oste della periferia romana. Il trio , durante il loro lungo viaggiare incontreranno vari personaggi disperatamente affamati. Uno di questi, perchè tanto affamato, tenta il suicidio.
L’uomo si salverà, però ciò costerà il tradire la sua famiglia, per ritornare sotto le ali protettive di un padre cinico, senza alcun sentimento paterno. La moglie e i figli dell’uomo si uniscono al trio, tutti in cerca di cibo. Mentre il piccolo gruppo camminava in riva al mare s’imbattono con una grande cassa di legno. La aprono, e scoprono che dentro vi è un contenuto, che per loro è buono da mangiare. In realtà quella cassa conteneva della gelatina che serviva per proteggere un razzo. Tutti finiranno in ospedale, ed è lì che conosceranno un santone (Giorgio Gaber). é da li che riparte il gruppo; Vagano per le campagne, che hanno un aspetto lunare. Citti non da alcuna speranza di redenzione ai suoi personaggi. Citti, in chiave surreale, compie una analisi attenta della società italiana, che economicamente sembra essersi stabilizzata, ma nasconde il divario che si è creato fra il sottoproletariato e la borghesia. Un benessere per pochi creato ai danni degli strati più bassi della società. “Il Minestrone” Può essere considerato come l’interpretazione personale di Citti del Vangelo secondo Matteo Di Pasolini. In alcune scene il film appare divertente, ma molti saranno i tratti amari. E’ una commedia dell’assurdo, che porta lo spettatore alla riflessione. Nel è da menzionare anche Giampiero Galeazzi “Bisteccone”, che interpreta se stesso come telecronista sportivo. Le musiche sono di Nicola Piovani.
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