“FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA” di Daniele Costantini
- Annamaria Niccoli
- 1 ott 2017
- Tempo di lettura: 1 min
“FATTI DELLA BANDA DELLA MAGLIANA” di Daniele Costantini (Annamaria Niccoli)
“Fatti della Banda della Magliana” prodotto e distribuito dall’Istituto Luce, per la regia di Daniele Costantini, è stato girato nel carcere di Rebibbia di Roma. Gli attori professionisti: Francesco Pannofino, Roberto Brunetti, Gianfranco Zuncheddu, Tommaso Capogreco, Mario Contu, Luciano, Sinisi, Fabio Grossi; sono affiancati da altri attori, veri detenuti del carcere romano. La sceneggiatura è dello stesso Costantini ed è basata sulla ricostruzione di fatti realmente accaduti in Italia fra gli anni 1975 e il 1991, segue gli atti istruttori della Procura di Roma. Film diverso, ha un’ impianto teatrale, con poche scene esterne, quasi tutte le altre si svolgono i due ambienti, una sala biliardo e una sala spoglia, dove tutti gli attori si presentano uno alla volta. Tutto si svolge come se fosse una vera confessione, sia dei veri e vivi delinquenti e i morti, al giudice, interpretato da Leo Gullotta, che lo vedremo solo nelle ultime scene del film. Gli attori si rivolgono direttamente allo spettatore, caso non classico della cinematografia italiana.
Il linguaggio usato è il puro dialetto romano “borgataro”, arricchito di molte parolacce. Possiamo definire l’opera del regista Costantini un film sperimentale, poco usato in Italia, ma molto all’estero. Questo lavoro cinematografico è stato portato già n teatro, Il modo d’interagire degli attori fra di loro, se attentamente studiato, sembra così spontaneo da dare l’impressione allo spettatore che fra di loro stiano litigando e insultandosi veramente. In realtà i componenti della Banda della Magliana si sono uccisi fra di loro per vendetta, invidia o solo per il solo sospetto di tradimento o furto di merce, come la droga. Il regista volutamente ha voluto trattare superficialmente o non ha fatto nessuna menzione su i vari intrecci criminali stipulati dalla banda della Magliana con il clan dei marsigliesi, poi a seguire mafia tramite Pippo Calò e Stefano Bontade, camorra con Raffaele Cutolo, neo fascisti, servizi segreti, massoneria deviata (Loggia P2); ma anche i legami pericolosi con la politica, come Flaminio Piccoli e il rapimento Aldo Moro, l’attentato al vicepresidente del Banco Ambrosiano, Roberto Rosone, a seguire il suicidio di Roberto Calvi, e ritrovamento arsenale armi nei sotteranei del Ministero della Sanità, depistaggio strage di Bologna. Alcuni fatti che hanno insanguinato l’Italia degli anni 70-90 sono ancora a processo “aperto” e non si sa quando se ne vedrà la fine.
Secondo le parole del primo pentito, ed elemento di spicco della Banda, Antonio Mancini, detto “Accattone”, la banda non è stata mai annullata, esiste, e opera in modo diverso , spargendo meno sangue, cui l’esponente di spicco è Massimo Carminati, l’ultimo degli storici criminali della banda. Da seguire gli ultimi scandali e processi degli ultimi anni dal 2012 in poi, denominati “Roma-Mafia Capitale”. I Nomi dei protagonisti del film sono stati cambiati, vengono usati i soprannomi, ma tutto fa riferimento ai veri protagonisti della cronaca. L’interpretazione di Francesco Pannofino-Luciano Amodio, nei panni del vero “Accattone”- Antonio Mancini è bravissimo, incisivo, reale.

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