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EDIPO RE (Pier Paolo Pasolini)

  • Immagine del redattore: Annamaria Niccoli
    Annamaria Niccoli
  • 5 ago 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

EDIPO RE   (Pier Paolo Pasolini)                                             di Annamaria Niccoli


Il film “Edipo Re” di Pier Paolo Pasolini è stato realizzato nel 1967, fra Bologna e il Marocco; Gli interpreti principali sono Silvana Mangano, Franco Citti, Alida Valli, Carmelo Bene. La sceneggiatura è di Pasolini su tragedia greca di Sofocle. Il film è altamente autobiografico.


L’opera cinematografica inizia e finisce con due flashback, E’ il 1920, vediamo un bambino  con sua madre accudito e cullato da sua madre, così come fu la madre del regista con il piccolo Pier Paolo. Poi tutto il film si pone indietro nel tempo, ai tempi dell’antica Greci, cui è stata scritta la tragedia greca di Sofocle. La trama del film è lineare e chiara che si accosta fedelmente  al testo greco: ” Un Pastore cammina lungo un sentiero desertico, porta sulle spalle un bambino legato a un lungo bastone di legno, come un capretto. Il pastore lontano dal suo paese pone in terra il bambino e va via. A questa scena assiste vi è un uomo, il servo di un uomo molto importante della città. Raccoglie il bambino e lo porta al suo padrone che è il re di Corinto. Il re Polibo, in accordo con la moglie, decide di adottare il bambino, che gli verrà dato il nome di Edipo. Trascorrono diversi anni, Edipo divenuto un giovane, durante dei giochi con gli amici, un compagno lo accusa di essere “figlio della fortuna”. Edipo sconvolto da queste parole è pervaso da mille dubbi, così decide d’ interpellare l’oracolo del tempio di Apollo di Delfi. Il ragazzo durante il lungo viaggio incontra un uomo insieme alla sua scorta. In realtà Edipo non sa chi veramente sia quello straniero. Edipo scambiato per un mendicante dalla scorta viene scacciato; lui inizialmente s’allontana, per poi uccidere tutta la scorta compreso il ricco uomo. Il figlio di Polibo riprende il viaggio fino a giungere a Tebe. Trova una città spopolata, fuggita via per colpa della Sfinge, creduta portatrice di grande sfortuna in città. La regina Giocasta ha promesso che sposerà chiunque riesca a uccidere la “Bestia”. Il giovane Edipo riesce a scaraventare la Sfinge negli inferi. La sfinge prima di morire predice che è il giovane ad avere un vero nemico che è dentro di lui. Come da promessa fatta la regina di Tebe sposa il giovane. Edipo divenuto re si sostituisce al precedente re, ucciso da poco tempo, Laio.  Edipo non può più proseguire il viaggio verso l’oracolo di Delfi, così invita il cognato Creonte a proseguire il viaggio. Creonte, tramite l’oracolo, scopre che gli dei del tempio sono adirati con Tebe, perchè nella città vive l’assassino del re Laio. Edipo decide così decide di vendicare il re Laio e convoca un altro indovino, il cieco Tiresia. La predizione  dell’indovino è  tragica e nel contempo orribile. Al giovane re verrà predetto che anche lui anziano sarà cieco e vagherà per il mondo disperato e abbandonato da tutti, dopo aver scoperto che d’essere padre e fratello dei suoi figli, e d’essere figlio e marito di sua moglie Giocasta. Nel contempo, involontariamente, la regina rivela di come furono le modalità dell’uccisione del precedente suo marito; Ucciso insieme agli uomini della scorta mentre si recava a Delfi. Edipo, solo dopo la confidenza della moglie, scopre d’ essere lui l’assassino, così si svela la profezia dell’oracolo  di Apollo. Anche il vecchio servitore confessa tutto sulle origini di Edipo; d’essere stato lui a portare e abbandonare un neonato nel deserto, per ordine di Giocasta e Laio. Alla nascita di quel bambino, ai regnanti di Corinto era stata fatta la medesima profezia. Tutta la verità è stata scoperta e Giocasta si suicida ed Edipo dalla disperazione si strappa gli occhi. Edipo abbandonerà per sempre Tebe e andrà vagando il mondo solo, abbandonato da tutti suonando un flauto.”


L’opera cinematografica di Pasolini, non solo è un attenta rivisitazione della tragedia greca, ma è da essere inquadrata come un’attenta analisi psicoanalitica. Edipo è Pasolini. Edipo identifica le pulsioni umane sia dell’uomo che del regista. Nella presentazione al pubblico le due tragedie si diversificano in un solo punto. Sofocle fa svelare la verità del personaggio principale attraverso i dialoghi degli altri personaggi, mentre Pasolini fa parlare sempre il protagonista.  In un racconto lineare Il regista rende visibile ciò che Sofocle ha scritto. Sono descritto con maestria e realismo i dialoghi di Giocasta (madre e moglie) ed Edipo (figlio e marito). E’ lo stesso regista a confessare che il suo intendo nel film era quello di trattare un’ argomento scabroso come : l’odio e la rivalità tra padre e figlio e l’amore, quasi morboso, tra madre e figlio), stesso studi fatto dallo psicoanalista Sigmund Freud. Stesso rapporto altamente conflittuale che ha avuto il regista con suo padre. Ma non solo Pasolini  Fa ampiamente riferimento alle sue problematiche esistenziali studiate da Freud, fa anche poco velatamente riferimento a Karl Marx in due momenti del film.


Cit. “Nel momento in cui Edipo nel suo viaggio fatale verso Tebe incontra Tiresia;  Vedendo Tiresia che suona e canta solo, mentre tutti gli altri cercano una salvezza comune…canta qualcosa che è dentro di loro, che nello stesso tempo li supera, cioè compie un atto sociale, diciamo così di purificazione dei problemi della società, e in questo momento Edipo vorrebbe essere Tiresia. Alla fine  Tiresia nella meditazione …dice una frase che in Sofocle non c’è, cioè (anche tu un giorno andrai misero in giro per il mondo, suonatore di flauto come me…Questo flauto è la sublimazione secondo Freud. Ma delle scelte di Freud diventano delle sublimazioni secondo Marx.”

Intervista “frammenti di Pasolini-Edipo Re” RAI Teche 1967

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