“Brutti, sporchi e cattivi” di Ettore Scola a confronto con “Accattone” di P
- Annamaria Niccoli
- 9 ott 2017
- Tempo di lettura: 2 min
“Brutti, sporchi e cattivi” di Ettore Scola a confronto con “Accattone” di P.P.Pasolini (Annamaria Niccoli)
“Tu appartieni alla miseria e nella miseria morirai”
“Brutti, sporchi e cattivi ” per la regia di Ettore Scola, del 1976. Siamo nella periferia romana, nei primi anni del 1970. Il film descrive la vita quotidiana di una numerosa famiglia (25 persone), che vive in una sudicia e pericolante baracca in una delle borgate italiane, nella vera zona di Monte Ciocci. Il capofamiglia, un vero padre-padrone è Giacinto Mazzatella (Nino Manfredi). L’uomo è di origini pugliesi, se ne riconosce la cadenza dialettale, ed è cieco da un occhio, rimasto vittima in un incidente su cantiere edile, causa una colata di calce. E’ un uomo volgare, dispotico, manesco, cinico, praticamente odiato da tutta la famiglia. Di tutti i componenti della famiglia non tutti lavorano, e quei pochi guadagnano soldi non proprio onestamente.. Giacinto da quell’incidente di cantiere è stato risarcito con un milione di lire, ed è a questo punto che si scatenano delle dinamiche d’invidia, cattiveria, tipiche dei “parenti-serpenti”. L’ unico momento di apparente felicità di quella strambalata famiglia è quando devono portare la nonnina, un pò rincoglionita, a pagare la pensione.
Appena si entra in quella baracca di Monte Ciocci, oltre che a essere investiti dal cattivo odore di spazzatura, si rischia d’imbattersi nei tanti topi che scorazzano per il campo; ma si percepisce immediatamente quanta cattiveria, ignoranza, superficialità e freddezza di sentimenti sono impregnate anche i vestiti di quella gente. Giacinto, proprio perchè privo di regole morali, porta una giovane e giunonica (Iside) prostituta in casa, costringendo moglie e amante a dormire insieme a lui nello stesso letto matrimoniale. E’ lo scandalo, la vergogna della famiglia e della borgata, per questo la moglie, con la complicità di tutti i figli e della madre di lui, decidono di uccidere l’uomo. Ad aggiungere la gravità del gesto di Giacinto, è che la prostituta sarà un’ altra bocca da sfamare, e che nel giro di poco tempo la donna possa far spendere all’uomo quel milione di lire, che ostinatamente non ha voluto dividere con la famiglia. L’occasione per attuare il piano omicidiario della famiglia si presenterà in occasione del pranzo di battesimo di un nipotino; Solo il gigantesco piatto di melanzane è pieno di topicida.

L’uomo si salverà dall’avvelenamento, così idea lui di bruciare tutta la baracca, di notte, con tutta l’intera famiglia dentro. Anche loro si salveranno. Inesorabilmente tutti salvi senza alcun barlume di speranza di riscatto sociale, costretti a vivere nel degrado sociale fino alla fine dei loro giorni. Il film prodotto da Carlo Ponti, avrebbe dovuto avere la regia di Pier Paolo Pasolini, ma nel novembre del 1975 il regista friulano ucciso con modalità tutt’ora sconosciute, e la regia del film passò ad Ettore Scola. “Brutti, sporchi e cattivi” ha molti punti in comune con il film di Pasolini “Accattone”. Apparentemente sembrano discordanti fra di loro, ma ad un’ attenta analisi hanno molti punti in comune, la critica verso la società è il punto cardine dei due lavori cinematografici. Anche se i due film appartengono ad epoca diversa, quella di Pasolini i primi anni 60, siamo in pieno boom economico, Scola analizza l’Italia della metà degli anni 70, entrata in crisi economica; entrambi compiono un’attenta analisi del sottoproletariato. In “Accattone” Pasolini, nella chiusura da una nota di speranza, ovvero una speranza di miglioramento sociale; in “Brutti, sporchi e cattivi”, Scola non dà alcuna possibilità di miglioramento o riscatto sociale. Pasolini, pur descrivendo il tipo di vita del sottoproletariato delle borgate, da ai suoi personaggi una nota poetica, sono persone capaci di amore materno e verso gli altri. Il sottoprolertariato descritto da Scola è composto di persone incapaci di dare affetto, carichi di odio, pronti ad uccidersi fra di loro, perchè adorano solo il “dio denaro”. L’opera cinematografica di Scola ha un’altra aderenza con un altra pellicola di Pasolini “Ragazzi di vita”. Pasolini descrive quei piccoli figli delle borgate liberi di muoversi, di agire e ragionare, pur non avendo alcuna preparazione scolastica come i loro pari appartenenti alla piccola e media borghesia, e il loro destino è segnato; Scola invece , anche se ci fa vedere dei bambini in delle bellissime riprese di una poesia infinita, ma carichi di durezza, come un pugno nello stomaco, rinchiusi in un recinto come degli animali, o forse per proteggerli dalla cattiveria umana, che però non possono far altro che litigare fra di loro o andare a caccia di topi. bambini completamente analfabeti , senza alcuna speranza di miglioramento, anche loro con il destino segnato. Tutto avviene sotto “l’ombra del cupolone” di San Pietro. Altro punto in comune fra Pasolini e Scola, sarà la scelta degli attori. Uno dei figli di Giacinto è il vero protagonista del film “Mamma Roma”, Ettore Garofalo; Il consulente di Scola è stato è stato Sergio Citti, che ha collaborato e recitato diversi film di Pasolini, come in “Accattone”.
La chiusura del film di Scola, dove vediamo una bambina di 12/13 anni con gli stivali gialli, ultima figlia di Giacinto, che ad inizio film si alza all’alba per raccogliere nei secchi l’acqua nell’unica fontanella pubblica del rione, e nell’ultima scena vediamo la stessa bimbetta che in stato avanzato di gravidanza si reca alla fontana. Certamente un finale che farebbe gridare allo scandalo, ma in definitiva Scola ha mostrato una realtà senza filtri. Un finale che in un’ Italia di quegli anni divenuta una delle nazioni economicamente più potenti al mondo, ipocritamente nascondeva una dura realtà, che la ricchezza aveva fatto dimenticare alla classe politica d’interessarsi dei cittadini più deboli. Entrambi i registi per i loro film hanno voluto lavorare con attori non professionisti, “veri borgatari”, solo un attore professionista, anzi un mattatore, per Pasolini ci sarà la grande Anna Magnani e per Scola ci sarà il bravissimo Nino Manfredi. Anzi, possiamo definire la prestazione attoriale magistrale. Manfredi è riuscito a dare spessore al personaggio Giacinto. L’attore di indole un uomo molto buono e gentile si è dovuto confrontare con un personaggio cattivo, cinico, freddo e volgare, che solo una volta ha mostrato un pò di amore, per la giunonica Iside. Una potenza recitativa che solo pochi attori sono riusciti a dare fin’ora al cinema italiano. Ad esaltare l’ottimo lavoro di Ettore Scola sono le musiche del maestro Armando Trovajoli. Eccellente è anche il lavoro del direttore della fotografia Dario Di Palma.
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