“Nebbia in agosto” La vera storia di Ernest Lossa, dal libro di Robert Domes 2016 (di An
- Annamaria Niccoli
- 17 lug 2018
- Tempo di lettura: 1 min
“Nebbia in agosto” La vera storia di Ernest Lossa, dal libro di Robert Domes 2016 (di Annamaria Niccoli)
Il film di Kai Wessel, tratto dal romanzo Robert Domez è la storia vera di un bambino ucciso manicomio durante la dittatura nazista. La storia racconta gli anni bui della Germania nazista dal 1933 al 1945. Uno Stato governato perlopiù dalla follia, dall’egocentrismo, dalla cattiveria umana rappresentata da pochi cui milioni di persone ne pagarono le conseguenze, per la loro ideologia incentrata sulla folle ipotesi della pulizia etnica, in virtù della supremazia ariana. Il libro da cui è tratto l’omonimo film “Nebbia in agosto”, tratta dello sterminio dei bambini attuato in Germania solo perché malati mentali o fisici oppure solo perché appartenenti a razze non ariana; Nel caso in studio di questo libro si parla dell’etnia degli zingari. Il progetto T4, non solo si occupava della sterilizzazione dei bambini, ma di fare anche sperimentazione pseudoscientifica, il progetto venne chiamato AKTION T4. In Germania sin dalla nascita della dittatura, le persone “non abili” spesso venivano internate in ospedale psichiatrici. In particolar modo vennero internati tutti gli zingari circolanti sul territorio tedesco; Da far presente che dal 1933 almeno 139, in particolar modo i bambini vennero internati e tutti obbligatoriamente sterilizzati; dal 1939 venne imposto alle levatrici ostetriche medici e infermieri di segnalare la nascita di bambini disabili o divenuti tali causa malattie, come la poliomielite. E’ importante dire che durante tutto il periodo della dittatura nazista in Germania non esisteva il Ministero della Sanità, quindi tutti quelli che operano nel campo della Salute facevano ospedale isolato recintato riferimento direttamente allo Stato centrale. “Nebbia in agosto” racconta della storia di Ernst Lossa, un bambino di origine nomade, quindi un essere che per Hitler era solo un parassita della società, non degno di vivere. I genitori del ragazzino morirono prematuramente: la madre morì di tubercolosi e il padre morì in campo di concentramento a Dachau. Lui e le sorelline vennero internati in orfanotrofio. Nei pochi anni che ha visto il bambino venne dichiarato un essere predisposto a turbe psicologiche, alla violenza e alla ruberia, secondo la convinzione razzista dei Medici, secondo la teoria per la quale, tutti gli zingari hanno questa devianza mentale, da ciò il ragazzino è uno psicopatico. Purtroppo nel 1940 viene approvata la legge dell’ eutanasia di stato, ossia tutti quegli esseri pericolosi per lo stato, disabili virgola e l’altro, verrà stilata una lista dove vengono inseriti i bambini ufficialmente condannati a morte. Il giovane Ernst Lossa nemmeno 140 viene trasferito dal riformatorio di Dachau all’ospedale psichiatrico, dove troverà la morte nel 9 agosto 1944, ufficialmente causata da broncopolmonite. Solo a fine conflitto mondiale virgola è caduta della dittatura nazista nel 1945, durante il processo di Norimberga dove vennero processato i maggiori gerarchi nazisti, Si scoprì la straziante e dolorosa vita morte di quei bambini negli ospedali psichiatrici. Si scoprirà dal carteggio, e della testimonianza di diversi infermieri che lo stato nazista aveva creato l’operazione AKTION T4. Questo progetto Fece uccidere immediatamente duecentomila persone, quasi tutti i bambini appena entrati nei manicomi. Dopo un’attenta ricerca ed analisi dello scrittore Robert Domes, ci si chiede perché il bambino venne condannato a morte, quando venne dichiarato d’intelletto molto intelligente. Inizialmente si pensò che il ragazzino avesse progettato una fuga dall’istituto con i suoi compagni; molto probabilmente fu testimone diretto. Lui visse di più nel manicomio, quindi doveva assolutamente essere eliminato. Fu il direttore del manicomio di Kaufbeuren, Michael von Cranach, a Firmare perché venisse Eseguita la sentenza. La realtà è atroce solo nel 1946 tramite la testimonianza di un infermiere di quel manicomio rivelò:
“Lossa era consapevole della morte innaturale che lo attendeva. Doveva avervi visto pazienti che ricevevano pastiglie o iniezioni particolari. Sapeva di essere destinato a rimozione. Di dover morire presto…. nel pomeriggio del giorno prima di dover morire mi regala una foto con dedica. C’era scritto “in memoria”.
Gli chiesi perché in memoria
E lui rispose: “tanto io non vivo a lungo. Voglio morire quando sei di turno tu, così mi metti bene nella bara”
Però non ero in turno Io quanto sono arrivato La mattina, Lossa non era nel suo letto. Era seduto a terra nella stanza dei bambini. Aveva il viso blu, la bava alla bocca e la pelle della bocca e del corpo sembravano borotalco, tanto erano squamate. Ho provato a parlargli ma non.. è morto nel pomeriggio. La diagnosi fu di broncopolmonite”. “Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini tratto dal sito del museo del giocattolo di Napoli. Sia lo scrittore Robert Domez, che l’attore e regista teatrale, Marco Paolini, che portarono sia al cinema che in teatro la storia del piccolo Ernst Lossa, li ha portati a più di 2 anni di studio e di ricerca di questo di questo argomento di cui in Germania tutt’ora in molti sanno ma pochi ne parlano o volutamente hanno dimenticato, quindi hanno dovuto documentarsi approfonditamente perchè si parla di E’ una Eutanasia di stato ufficiale durante Il Nazismo di Adolf Hitler.
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