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Cosimo Cristina. Giornalista “Suicidato” da Cosa Nostra

  • Immagine del redattore: Annamaria Niccoli
    Annamaria Niccoli
  • 12 lug 2019
  • Tempo di lettura: 1 min

Cosimo Cristina. GiornalistaSuicidato” da Cosa Nostra       (di Annamaria Niccoli)

Giovane giornalista di Termine Imerese. Inizia la sua professione di giornalista nel 1955. collaborò come corrispondente per l’Ora di Palermo, Il Giorno di Milano, per l’agenzia ANSA, per il Messaggero di Roma, il Gazzettino di Venezia; successivamente a Palermo fondò il periodico Prospettive Siciliane. Si interessava di cronaca nera e del fenomeno mafioso che interessava le zone di Termini Imerese e di Caccamo. Alcune famiglie mafiose vennero attenzionate dalle indagini del giovane cronista fecero capire chiaramente che il tempo per il giornalista stava per finire. Inizia a ricevere telefonate anonime poi delle minacce telefoniche, successivamente minaccia chiare di morte. Cristina seguì diversi processi, come quello contro la banda dei monaci mafiosi di Mazzarino in questo caso il nome del presunto capo di questa banda di monaci, scrisse Cristina, che secondo lui il capo era un noto penalista di Caltanissetta anche corrispondente locale di un giornale siciliano. Per questo fu accusato e condannato in primo grado per diffamazione. Fece ricorso in appello ma non fece in tempo però a conquistare la soluzione fu ucciso il 2 maggio del 1960. Al ritrovamento del corpo del giovane, immediatamente si pensò a un suicidio, ma la posizione insolita fa pensare altro.  Il cadavere del giornalista trovato riverso sui binari della ferrovia all’interno della galleria Fossola nei pressi di Termini Imerese, a un primo esame autoptico risulta che il cadavere riporta solo sfondamento della scatola cranica, nella parte posteriore, e nient’altro. Nelle tasche della giacca vengono ritrovati 2 bigliettini. Non verrà effettuata nessuna autopsia e nessuna perizia calligrafica. Furono in pochi a credere alla teoria del suicidio, prima i familiari.  Successivamente indagò su questa misteriosa morte Mario Francese, altro giornalista che successivamente sarà anche lui vittima di mafia. Dalla morte del giornalista avvenuta nel nel 5 maggio 1960, a soli 25 anni, si dovettero aspettare 6 anni per far riaprire le indagini. Nel 1966 venne effettuata un’autopsia che stranamente veniva confermata la tesi del suicidio. Il caso della morte di Cosimo Cristina venne chiuso in un cassetto per molti anni. Solo nel 1999, grazie ad un altro giornalista catanese Luciano Mirone il caso venne riaperto. Mirone scopri sorprendentemente che nel 1966 il vice questore di Palermo, Angelo Mangano, colui che aveva arrestato il boss di Corleone Luciano Leggio (Liggio), scopri che il giornalista Cristina era stato ucciso in altro luogo, con un colpo di spranga di ferro tirato in testa, poi successivamente posto sui binari per simulare un suicidio. Inoltre nell’indagine nel vicequestore accusò dell’omicidio dal cronista, il consigliere della democrazia Cristiana Angelo Rubino, capomafia di Termini il boss Santo Gaeta, mandanti del delitto. Proprio quella autopsia effettuata nel 1966 che stabiliva lo “strano suicidio” aveva portato alla scarcerazione dei due indagati. L’indagine dal giornalista Luciano Mirone misero  in risalto le contraddizioni del referto dell’autopsia e di come operò male il professore di medicina legale dell’università di Catania Vincenzo Milana. per gli amici Per i parenti, gli amici, successivamente per lo Stato, Cosimo Cristina  sarà considerato come il primo omicidio di mafia di un giornalista in Italia.

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